“Liberty Ship
– Military
Cargo”
L’elemento
decisivo per la vittoria
degli Alleati nella II Guerra Mondiale
Nel
corso della II Guerra Mondiale i rifornimenti via mare erano di vitale
importanza. La Battaglia
dell’Atlantico mise
a dura prova le capacità
industriali, tecnologiche e belliche dei contendenti. Da una parte ci
furono i
sommergibili Germanici U-Boote (oltre 1000 esemplari costruiti in tempo
di
guerra) e dall’altra i convogli di rifornimento per
alimentare i fronti di
Europa ed Africa. L’emergenza nacque dal fatto che fino al
1942 le tonnellate
di naviglio (convogli) affondato era superiore a quello in costruzione.
Facciamo un piccolo passo indietro............
nel 1936 fu istituita la United
States
Marittime Commission (USMC), che ebbe l’incarico di valutare
un progetto di navi
mercantili moderne ed efficienti da costruirsi negli Stati Uniti.
Queste navi
dovevano risultare idonee per l’impiego militare ed
ausiliario in tempo di
guerra.
I mercantili progettati furono
classificati con le sigle “C1 – C2 –
C3” dove la
C stava per Cargo, la scelta della propulsione
cadde sulle turbine a vapore, in grado di imprimere una
velocità massima tra i
14 ed i 16 nodi.
Anche
gli Inglesi si associarono a
questo progetto, tantè che nel dicembre del 1940 i
responsabili britannici ed i
presidenti della Todd California Shipbuilding Corp. e della Todd-Bath
Ironworks
Corp. firmarono un contratto di circa 96 milioni di dollari per la
realizzazione di due nuovi cantieri navali da sette scali, idonei alla costruzione di circa
60 Liberty. Era il primo
passo di una grande catena di costruzioni navali mai viste prima e
forse anche
oggi!
La prima Liberty ad essere
varata fu la Patrick Henry
il
27 dicembre 1941 e quel giorno fu ricordato come il
“Liberty Fleet Day”.
Il
progetto era stato elaborato da quello Inglese
“Ocean”, in modo tale da
facilitare e ridurre al massimo possibile le fasi di costruzione, per
esempio:
limitando le curvature, le sovrastrutture erano costituite da un unico
blocco a
centro nave con lo scopo di risparmiare negli allestimenti e ridurre i
volumi
da riscaldare; questa sovrastruttura infatti era su tre livelli:
plancia di
comando e sistemazioni per l’equipaggio. Comunque fu
mantenuta una piccola tuga
(sovrastruttura) a poppa che accoglieva una piccola infermeria ed i
locali
destinati ai serventi del cannone di poppa. Un altro cannone (AA) fu
sistemato
su di una piattaforma all’estrema prua della nave esattamente
sopra l’argano
salpancore, inoltre furono previste altre otto plancette per armi da 20 mm
per la difesa antiaerea.
Lungo
i trincarini del ponte fu
costruita un impavesata al posto della tradizionale battagliola, i
ponti furono
realizzati in acciaio ed il legno fu utilizzato solo per chiudere i
boccaporti
delle stive.
Cinque stive,
create da
sette paratie stagne trasversali che si estendevano fino al ponte di
coperta,
il cui accesso era possibile da un portello stagno e apposite scale
verticali senza dover rimuovere i boccaporti di
stiva sul ponte.
I
bighi di carico erano divisi su tre
Masts, partendo da prua verso poppa:
- il primo Mast era dotato di quattro bighi
da 5 Tonnellate (cadauno) ed uno da 50 Tonns;
- il secondo (quello davanti alla
Plancia di Comando) solo due da 5 Tonns;
- il terzo Mast quattro bighi da 5
Tonns ed uno da 30 Tonns.
Con l’uso dei ponti in
acciaio, i
carichi ammissibili per metro quadro andavano dai 1600 kg
in coperta ai 3418 kg sul secondo
ponte.
Inoltre, grazie ad una coperta decisamente sgombra da ostacoli,
consentiva la
sistemazione di carichi ingombranti come autocarri, carri armati, mezzi
da
sbarco, aerei imballati e/o pronti con ali ripiegate.
Pertanto
una Liberty del tipo base (Z -
EC2 – S – C1) poteva trasportare di tutto fino a circa 9.000 tonnellate di carico (la Z
iniziale indicava i cargo armati).
L’esigenza
di semplificare e
risparmiare al massimo, nella fase iniziale di costruzione in serie
portò queste navi ad essere dotate solo di bussola
magnetica e successivamente anche di un ecoscandaglio, erano prive di
impianti
avvisatori d’incendio, inoltre non disponevano di
radiogoniometro, di generatori diesel
d’emergenza ed in alcuni particolari casi di carenza di
acciaio – anche la dotazione di
ancore e catene fu forzatamente ridotta (molte navi lasciarono il
cantiere con
una sola ancora e 240 metri di catena al
posto dei 550 previsti).
Solo verso
la fine della guerra queste navi vennero dotate anche di
radiogoniometro.
Il Liberty Program della USMC che in
origine aveva assegnato
3148 unità da costruire nei vari cantieri, si
concretizzò nella costruzione di
2710 navi così ripartite:
·
2580
tipo Z EC2 – S – C 1; base
·
24
tipo
EC2
– S – AW1 per trasporto minerali e
carbone;
·
8
tipo Z
EC2 – S – C2 per trasporto
specifico di carri armati;
·
62
tipo Z ET1 – S
– C3 navi cisterna;
·
36
tipo Z EC2 – S
– C5 trasporto di aerei
imballati.
Il massimo impulso sulla costruzione dei liberty fu
dato dalla direttiva del Presidente americano Roosevelt che
stabilì nel febbraio del 1942, in
conseguenza del
conflitto con il Giappone, in 9 milioni di tonnellate di naviglio
mercantile da
costruire in quell’anno, ed altri 15 milioni nel 1943.
Pertanto tenendo conto delle notevoli risorse di cui disponevano gli
Stati
Uniti e soprattutto all’assoluta mancanza di minaccia nemica
sui propri impianti di
costruzione, gli Stati Uniti con questo programma, hanno dato prova
dell’eccezionale
capacità organizzativa ed industriale che, prima ancora di
costruire le navi,
si sono resi necessari creare tutti i cantieri navali per poter avviare
poi
l’impressionante costruzione in serie di tutto il naviglio.
Il
modello in costruzione