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Kit in plastica - scala 1/350

Incrociatore Pesante Classe Mogami 
"IJN Mogami"
1944

La storia
    
    Nel 1913, i vertici della Marina Imperiale Giapponese, ritenevano che la flotta fosse sguarnita d’incrociatori, così decisero di progettare e realizzare un’ulteriore classe. Il programma di ampliamento della flotta, sfruttò al massimo quanto permesso allora dal Trattato Navale di Washington. Pertanto iniziò la realizzazione degli incrociatori classe Mogami.
    La costruzione del Mogami avvenne nel Cantiere Navale di Kure, varato nel marzo del 1934 e consegnato alla Marina Imperiale nel luglio del 1935. Queste navi avevano le seguenti caratteristiche tecniche: lunghezza fuori tutto di 201,6 mt.; dislocamento a pieno carico durante le prove a mare di 13.170 tonnellate. Per risparmiare peso, su questa classe di incrociatori, fu utilizzata l’innovativa saldatura elettrica e le sovrastrutture vennero realizzate in alluminio.
    Per rispettare i limiti di dislocamento imposti dal Trattato, furono installate solo dieci caldaie Kanpon boilers rispetto alle dodici delle precedenti classi Atago e Nachi.  Le nuove caldaie/turbine, di fatto, aumentavano la potenza di 22.000 HP, rispetto alle precedenti classi, raggiungendo così la ragguardevole potenza di 152.000 HP distribuiti su quattro assi, permettendo di aumentare la velocità massima fino a 37 nodi.
    Per la prima volta si decise di installare, a bordo di queste nuove unità, cinque torri trinate con cannoni da 155 mm, in grado di raggiungere un'elevazione massima di 55°, quindi capaci di ingaggiare bersagli sia navali e sia aerei. Questi incrociatori furono dotati anche di una pesante protezione antiaerea oltre a un buon numero di tubi lanciasiluri sistemati in torrette.
    Non si risparmiò neanche sulla protezione verticale e, grazie proprio a questi accorgimenti, questa classe d’incrociatori dimostrò nel corso del conflitto di poter assorbire anche danni sostanziali durante i combattimenti.
    Dal 1939 in poi, tutte le unità della classe furono sostanzialmente rimodernate, le torrette triple da 155 mm furono sostituite con le binate da 203 mm. Furono aggiunte, inoltre, le contro carene antisiluri, portando così il dislocamento ben oltre le 13.000 tonn. ma inevitabilmente riducendo la velocità massima consentita a circa 34,5 nodi.

Heavy cruiser Mogami
1935

Heavy Cruiser Mogami
luglio 1943

Heavy Cruiser Chikuma
1941
    Questa classe d’incrociatori partecipò a tutte le principali operazioni belliche del pacifico, in particolare, nel giugno 1942 tutte e quattro le unità della classe presero parte alla nota Battaglia delle Midway, dove il Mogami e Mikuma, per un errore di manovra di quest’ultimo, entrarono in collisione nel tentativo di evitare l'attacco di un sommergibile americano. Il Mikuma a causa dei gravissimi danni subiti nella collisione rimase immobilizzato, pertanto fu inevitabilmente affondato il 6 giugno 1942 da aerei lanciati dall'USS Enterprise e dall’Uss Hornet. Mentre il Mogami riuscì in qualche modo a rientrare e, fu costretto a dieci mesi d’intensi lavori nel cantiere navale di Sasebo, durante i quali però, la parte poppiera fu completamente ricostruita e le torrette poppiere danneggiate furono smantellate e sostituite da un grande ponte di volo idoneo a far operare 11 aerei.
    Al rientro in attività operativa e in particolare nell'ottobre 1944, il Mogami, insieme alle sopravvissute navi della Marina Imperiale formò l’ultima grande Squadra Navale Giapponese per la storica Battaglia del Golfo di Leyte.
    Nel corso di questa ed esattamente il 25 ottobre 1944 durante lo scontro aeronavale dello Stretto di Surigao, il Mogami, pesantemente danneggiato dal fuoco d'artiglieria e dai numerosi attacchi aerei, alle ore 12.40 fu affondato nella posizione Lat. 9° 40’N Long. 124° 50’E da un siluro lanciato dal suo cacciatorpediniere di scorta Akebono, dopo che i circa 700 superstiti membri dell'equipaggio, furono tratti in salvo.

La realizzazione

ASSEMBLAGGIO DELLO SCAFO
    La scomposizione dello scafo da parte della casa produttrice permette di eseguire il modello sia full hull sia waterline. Lo scafo è diviso in tre parti principali: l’opera viva in un unico pezzo e i due semigusci dell’opera morta. Mettere insieme il tutto è realmente un piacere, poiché già dalle prove a secco si capisce che l’uso dello stucco è veramente limitato se non addirittura assente.
    Sette rinforzi interni permettono un corretto allineamento dei tre pezzi principali, grazie anche alla scelta di unire i rinforzi interni con l’opera morta tramite dei bulloni. Notevole il fatto che nella giunzione tra la parte superiore dello scafo e quella inferiore non ci sia assolutamente bisogno di ricorrere allo stucco, con il conseguente rischio di rovinare il dettaglio superficiale.
    Anche il ponte si unisce al resto del modello sia con la normale colla sia con delle viti fornite nel kit stesso. Esso è diviso in tre tronconi principali ed anche in questo caso le giunzioni sono in sostanza invisibili. Ovviamente prima di collocare la parte poppiera bisogna colorare il sottostante ponte. In questa parte del modello i dettagli riprodotti sono davvero innumerevoli, ma una volta sistemato il “ponte di volo”, purtroppo non sarà possibile vedere molto vista la distanza ridotta tra i due ponti.
    Ottima anche la scelta di riprodurre in fotoincisione il sistema di smagnetizzazione dello scafo da applicare allo stesso, anche se comunque è in un set di dettaglio a parte.
    L’applicazione dello stesso è stata leggermente laboriosa vista la mancanza delle istruzioni e per l’attenzione posta a non sporcare lo scafo con la colla cianoacrilica necessaria per l’applicazione.
    Molto utile per noi modellisti, l’aver fornito in acciaio i 4 assi delle eliche, che facilitano il montaggio e permettono un ulteriore tocco di realismo al modello.

    
SOVRASTRUTTURE PRINCIPALI
    Il montaggio delle sovrastrutture principali come il torrione di comando, i fumaioli, i due alberi principali e le tre torri di prora non presenta particolari difficoltà ed anche in questa fase l’uso dello stucco è limitato al minimo.
    Anche la gru per l’imbarco degli idrovolanti non ha bisogno di particolari migliorie, grazie anche ai tiranti in fotoincisione forniti nella scatola dalla Tamiya.
    Nel modello montato in quest’occasione, si è voluto lasciare tutti gli alberi di plastica, con una conseguente marea di problemi al momento di tirare i cavi. Infatti, essi sono si molto sottili e realistici, ma anche molto flessibili. Consiglio pertanto chi ne avesse la possibilità di rifarli totalmente in ottone o un altro materiale più rigido a tutto vantaggio della robustezza e per facilitare la stesura di tutte le sartie.
    Le tre torri di prora hanno la possibilità di scegliere il montaggio delle canne in posizioni differenti ed anche la riproduzione del telo di protezione del meccanismo di alzo risulta abbastanza gradevole.

    
FOTOINCISIONI
    Oltre a quelle in dotazione al kit è stato “cannibalizzato” un set dedicato alla “Yamato” prodotto dall’Inglese White Ensign Models. Da questo set sono state utilizzate varie griglie, scalette inclinate a 45°, verticali, i radar, numerosi portelli verticali/orizzontali e tutte le battagliole. Altri dettagli invece sono stati semplicemente ricavati modificando rimanenze di fotoincisioni.
    Il kit Tamiya è nuovo, pertanto sul mercato, non sono ancora disponibili  fotoincisioni espressamente dedicate.  Ma sicuramente arriveranno presto!